Il nuovo anno è stato accolto con tante aspettative riguardo al superamento della pandemia, senza considerare che i comportamenti umani non hanno conseguenze soltanto nell'immediato, ma si protraggono nel tempo. E questa non consapevolezza è evidente anche nei confronti dell'ecosistema.
Dunque, il 2021 si presenta ancora critico. La stanchezza e l'insofferenza sono legittime, sebbene sia ancora impossibile abbassare la guardia. Ecco allora che il desiderio di fuga, almeno virtuale, diventa prepotente e se c'è un ambiente naturale che produce un effetto di straniamento è il deserto. Lo spazio aperto e sconfinato unito al silenzio ci permettono di sgombrare il campo da tutto ciò che affolla il nostro panorama quotidiano e interiore. Ci aiuta a rallentare i ritmi, ad affinare lo sguardo e la riflessione su di sé. È con simili considerazioni che si apre il reportage di Guido Giubbini sullo Wadi Rum, il deserto rosso della Giordania, uno dei più suggestivi in terra d'Africa. Lo visitai nel 2001, prima del crollo delle Twin Towers, epoca che oggi sembra lontanissima perché si poteva ancora viaggiare senza timori di rapimenti o attacchi terroristici. Fu un'esperienza forte, come doveva essere stato per Thomas Edward Lawrence, archeologo e ufficiale dei servizi segreti britannici che, nel 1917, guidò la rivolta delle tribù arabe contro l'impero ottomano, ritagliando così un ruolo centrale per la Gran Bretagna nell'assetto geopolitico del Medio Oriente. Definito da Lawrence d'Arabia "vasto, echeggiante e divino", questo deserto patrimonio dell'Unesco dal 2011, è dotato di sorgenti, grandi formazioni rocciose e fioriture.
I cromatismi del deserto giordano non sono gli unici accenti di colore che troverete in questo numero di Rosanova. Nell'articolo sul giardino Le Sous-Bois nelle Ardenne, Gian Luca Simonini narra come il proprietario lo abbia trasformato per fare trionfare i gialli e i verdi acidi e potenziarne la luminosità, realizzando così "un giardino di luce".
Una sinfonia di colori percorre anche l'articolo di Porrati che passa in rassegna le tante varietà di meli da fiore e i loro contrasti cromatici nelle varie stagioni, dal rosa dei boccioli, al bianco dei fiori, dal rosso vivo delle bacche all'arancio acceso delle foglie in autunno. È un susseguirsi di istantanee folgoranti che dimostrano come si possono fare scoperte emozionanti anche in paesaggi familiari. In un recente articolo il filosofo Salvatore Veca ricorda che "il nuovo emerge dalla particolare intenzionalità dello sguardo", quando "si avverte il bisogno di qualcosa di inedito". Perché, come diceva Marcel Proust, "il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi".
Sotto: il giardino di Philippe Taminiaux in Belgio