La seconda ondata ci ha sprofondato in un clima di diffusa incertezza riguardo alle nostre
reali capacità di combatterla e nessuno può negare che sia tanto lo sconforto e la rabbia per
tutto ciò che il virus ci porta via. Al momento in cui scrivo non si possono fare previsioni, viviamo in un tempo sospeso. Il centro storico in cui abito si è inabissato in un silenzio spettrale,
le voci dei passanti sono scomparse e mi resta soltanto la vista del mare. Una cara amica
che vive a Parigi, per sfuggire al contatto umano che da sempre è uno dei motivi del fascino
di quella città, aveva preso l'abitudine di passeggiare nella foresta a una quarantina di chilometri dalla capitale. Con le nuove restrizioni sugli spostamenti, però, anche la fuga nel
verde le è vietata. In questa nuova "condizione umana" planetaria chiunque viva in un contesto urbano sente in maniera prepotente la necessità di riavvicinarsi alla natura, dopo averla
spesso ignorata e magari anche ferita. Ecco dunque che i reportage di Rosanova possono in
parte compensare questa mancanza. O almeno così speriamo.
Si parte dalla Bassa Bresciana con il giardino della Torre Colini, una cascina settecentesca che racchiude una corte padronale e una rustica. Con un giardino disseminato di ortensie, begonie e rose rampicanti, conserva intatto il fascino delle residenze nobiliari di campagna dove regna tuttora grande convivialità.
Proseguendo verso nord raggiungiamo un giardino originalissimo a Losanna dove si scoprono, tra pergole, serre e prati naturali, uno stagno biologico, cascatelle e numerosi oggetti scultorei.
Dalla Svizzera approdiamo poi in Normandia, al Chateau de Brécy, uno dei più bei "jardins historiques" di Francia, che ai tempi dello sbarco era diventato fattoria. Oggi quattro terrazzamenti ricchi di fioriture salgono verso la sommità della collina, conducendoci fino a una cancellata che si apre su un prato e sul cielo mosso del nord.
Ho lasciato per ultimo il giardino di Diana, una fiamminga stregata dalla luce del Salento, dagli ulivi e dal mare, perché accosta piante del "giardino siccitoso" tipico dei climi del Sud, a un'abbondanza di "acqua a cielo aperto, che si vede e si sente". Canaletti, peschiere, fontane a parete e cadute d'acqua a gradini collegano tra loro le tante "stanze" all'aperto del giardino, in un trionfo di fiori e ai profumi.
Salento, particolare del giardino di Diana
(foto di Gian Luca Simonini).