Se non mi fosse stato ricordato avrei affrontato questo numero con la cura di
sempre, ma senza prestare attenzione alle date. Invece credo che il numero
60 di Rosanovo meriti un sincero apprezzamento per il lavoro svolto dalla redazione e da tutti i nostri collaboratori che ogni trimestre, da ben 15 anni, regalano ai lettori articoli documentati, colti, stimolanti e ricchi di preziosi spunti
di riflessione. Tre lustri per una rivista di Arte e storia del giardino sono un traguardo ammirevole.
Se è tempo di bilanci, non è un caso che Guido Giubbini abbia scelto come titolo del suo contributo "Uno sguardo indietro", in cui tira le fila di quindici anni di reportages dal
Regno Unito, ormai tristemente extraeuropeo, sebbene le coordinate geografiche non siano ancora
mutate. Da anglista apprezzo ogni volta le ricostruzioni storiche che Giubbini intesse riguardo a un
terreno, che sia nello Yorkshire, nelle Highlands o nelle Ebridi, perché il giardino e il "gardening"
sono parte intrinseca della cultura anglosassone. Al di là delle descrizioni botaniche, resta impressa
l'analisi delle trasformazioni determinatesi nel tempo e la costante ricerca dell'originalità. Perché
anche nel giardinaggio esistono le mode dato che, ricorda l'autore, un giardino, per definizione,
non è mai naturale, bensì una creazione artificiale.
"Uno sguardo indietro" è anche la traduzione del titolo A backward glance, l'autobiografia di Edith Wharton, celebre scrittrice americana del XX secolo e prima donna a vincere il premio Pulitzer, che nel 1902 si trasferì nella villa "The Mount", sulle colline del Berkshires, nel Massachusetts. A questo luogo e al suo "foliage" autunnale è dedicato l'articolo di Raffaele Giubbini che narra del talento, forse non noto a tutti, della Wharton nel landscaping e nel gardening.
In certi microclimi, però, non sempre l'apporto creativo ha la meglio sulla natura, come si evince dall'articolo di Anna Porrati riguardo a un giardino sulle alture di Celle Ligure. Pochi sono gli inserimenti esotici che hanno resistito al vento e alle gelate, tanto invece lo stupore dell'autrice-giardiniera che ad ogni visita in quella proprietà scopre cromatismi e profumi affascinanti regalati da un giardino più spontaneo che sofisticato.
Scendendo verso sud, il giardinaggio non si arrende sull'isola di Pantelleria, come illustra Gian Luca Simonini. Per quanto battuta dal vento, spesso descritta come "infernale" per le sue coste vulcaniche e la cupezza della pietra lavica, la vegetazione mediterranea include generosamente succulente, piante esotiche e graminacee, e gli ulivi e la vite, modellati per prosperare nella coltivazione "in buca" o nelle torri a secco, danno il meglio di sé. A condizioni climatiche estreme, si provvede con misure altrettanto estreme, grazie alle quali si hanno preziosi frutti.
Particolare del giardino La Magara, Pantelleria