di Marta Matteini

 

A distanza di sette anni Rosanova torna a parlare dell'Etiopia, una meta già narrata per noi da Anna Maria Patrone nel n° 29 del 201 2, nel bellissimo reportage intitolato "Etiopia - un ponte tra l'Africa e l'Oriente". Questa volta ad accompagnarci nella regione nord occidentale del Paese è Guido Giubbini che ci racconta del lago Tana e le chiese-monastero, delle cascate del Nilo Azzurro (uno dei due rami del Nilo), emissario del lago Tana, di Gondar, prima capitale d'Etiopia, con i suoi castelli imperiali, del Parco nazionale dei Monti Simien, di Lalibela e le sue chiese scavate nel tufo (ma non come Petra) e infine di Aksum e i suoi obelischi. L'acrocoro etiopico, l'altopiano che caratterizza questa regione di fascino assoluto per le bellezze naturali, l'eleganza innata della popolazione e l'antichissima cultura cristiana che resiste da secoli all'lslam e l'animismo, domina ovunque con la sua altitudine, dai 2.000 ai 4.500 metri. Su questo "tetto d'Africa" spiccano le celebri ambe, in amarico "alture dalla cima piatta", circondate da profondi solchi d'erosione, dorsali scoscese, torri e pinnacoli - un paesaggio spettacolare costitutito da colate laviche e caverne dove sono state innalzate chiese e monasteri.
Come avevo già ricordato dell'editoriale del n. 29, l'Etiopia è una terra che resta tra le destinazioni a cui ambisco da tempo e, alla lettura del secondo reportage, me ne convinco sempre di più. Non soltanto per le meraviglie naturalistiche, i panorami stupefacenti, le chiese ipogee e la sua storia millenaria, ma anche per la storia, molto più vicina, di mio padre approdato a Dessié come giovane laureato in Economia e Commercio e neo assunto dal Banco di Roma. Dessié si trova nella regione degli Amara, a 2.400 metri, non così lontano dai luoghi di cui parla Giubbini. Questa città ebbe un primo impulso nel periodo coloniale italiano con la costruzione della strada Asmara-Addis Abeba, trovandosi a circa metà strada fra Addis Abeba e Macallè.
Mio padre fu uno delle decine di migliaia di italiani incoraggiati a fare carriera nell'AOl (Africa Orientale Italiana) dalla propaganda di regime che parlava dell'Etiopia come "di una terra ricca di opportunità... Anche se la realtà sarebbe stata molto diversa", come scrive lo storico Emanuele Ertola nel suo In terra d'Africa - gli italiani che colonizzarono I'impero (Editore Mondolibri). L'esperienza Oltremare fu un enorme fallimento, come si apprende dai diari dei coloni in gran parte inediti e scritti anche a distanza di molti anni, dalle tante lettere inviate alle famiglie in Italia e intercettate dalla censura, dagli archivi storici, dalle memorie di missionari e dai rapporti diplomatici inglesi e francesi che Ertola ha accuratamente consultato per poter scrivere la storia dell'AOl "dal basso", partendo proprio da chi era emigrato, carico di sogni e aspettative. Cosa rimane dopo quel delirio espansionistico in terra etiope? Resta un Paese che rivendica un carattere forte, orgoglioso della sua storia e della sua terra, che racchiude tuttora chiese romaniche, monasteri, castelli imperiali tra il tropico e l'equatore, nonostante invasioni, devastazioni e dominazioni straniere.

L'orlo di un canyon nel Parco Nazionale dei Monti Simien