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Ci sono numeri di Rosanova che mi accendono ricordi molto cari e questo è uno di quelli. Leggendo l'articolo appassionato di Maria Grazia Toniolo sulla Galizia e sui suoi tesori mi sono tornati in mente tanti racconti di famiglia che si perdono nel tempo, quando ancora piccola sentivo parlare di un un estroso prozio grande viaggiatore che viveva laggiù, i cui disegni a carboncino erano disseminati sulle pareti di casa mia, e delle nozze dei miei genitori proprio a Vigo dove poi restarono alcuni anni, dopo la seconda guerra mondiale. Per gli imperscrutabili disegni del destino, la Galizia fa parte del mio romanzo familiare pur non avendo sangue spagnolo. La sua costa frastagliata, le colline ricoperte di boschi e le rìas (i fiordi) di cui si parla anche nell'articolo qui pubblicato, appaiono in tanti scatti in bianco e nero dei miei album di famiglia e in qualche quadro a olio di mia madre. L'unica volta che visitai quel lembo estremo dell'Europa dove il clima atlantico si fonda con quello mediterraneo dando vita a un ambiente naturale particolarmente rigoglioso, era estate ma il vento era sferzante e il mare sempre troppo freddo. Ricordo i colori, la luce e i sontuosi mercati del pesce. Fu un viaggio a lungo atteso dai miei, desiderosi di rivedere luoghi e amici dopo tanto tempo. L'unica cosa che mi sono persa, data la stagione, sono state le camelie che invece trionfano in tutta la regione a primavera. Soltanto nel Parco di Soutomaior, a Pontevedra, ci sono 400 esemplari centenari: il festival delle camelie che vi si tiene ogni anno meriterebbe un nuovo viaggio!
Agrigento, il Tempio dei Dioscuri visto dalla Kolymbethra |