di Marta Matteini

Salutiamo l'autunno invitandovi a visitare sulle nostre pagine una destinazione irrinunciabile oggi come nel Grand Tour, immortalata in moltissimi dipinti e celebrata da altrettanti scrittori e poeti di tutta Europa nel corso dei secoli. Lord Byron ne aveva colto "l'orrido e il sublime", come viene ricordato nell'articolo di Maria Grazia Toniolo, definizione che risente dell'influsso di Edmund Burke e del suo celebre saggio A Philosophical Enquiry into the Origin of Our Ideas of the Sublime and Beautiful del 1757 in cui il filosofo britannico, precursore del Romanticismo, analizzava l'insieme di emozioni contrastanti suscitate dai paesaggi primitivi e impervi o dai fenomeni naturali di particolare impatto in cui il "delightful horror" (l'orrendo che affascina) vinceva sul bello. E Tivoli, con le grotte, le cascate, le rupi e le rovine, era ed è uno degli esempi più efficaci di paesaggio capace di infondere il "sublime" nel visitatore, ancora oggi nonostante il massiccio restauro e le numerose metamorfosi del parco romantico voluto da Papa Gregorio XVI all'inizio del XIX secolo.

La celebrazione della natura selvaggia da parte dei Romantici, carica di presupposti filosofici e di suggestioni visive, restò a lungo nell'immaginario collettivo dei letterati anglosassoni, tanto che Henry James, decenni più tardi rispetto a Byron, rese omaggio a Tivoli con un linguaggio che conserva toni simili, sebbene risaltino le presenze umane, qualche sprazzo di luce e una sottile ironia:

"...Passammo per Tivoli, prodigiosamente arroccata e tumultuante, adorabilmente dispersa eppure animata e piena di gente, tra gli spruzzi eternamente felici delle cascate del fragoroso Aniene, con il loro permanente arcobaleno, i tempi sibillini, le allusioni classiche e le citazioni byroniane...".

L'influsso anglosassone rieccheggia anche nella casa di Paolo Genta che emana l' "humble elegance" delle residenze inglesi di campagna e lo stile Arts and Crafts. Circondata da un giardino con un orto murato, un labirinto di bossi e un teatro di verzura, è un luogo di remota bellezza.

Il confronto con il landscape garden inglese riemerge nell'articolo di Guido Giubbini su un giardino della provincia cinese dello Yunnan, tra il Tibet, la Birmania e l'lndia, ritenuto uno dei più grandi e meglio conservati della Cina. Si tratta del giardino della famiglia Zhu, riaperto al pubblico nel 1990, che comprende l'edificio monumentale dove scene ed elementi naturali riprodotti su pannelli mobili, rotoli, spalliere fanno sì che si crei un continuum tra interno ed esterno, senza mai interrompere lo sguardo.

Di elementi naturali si parlerà anche al Palazzo Ducale di Genova dove, a partire dal 14 novembre, torneranno le conferenze "Paesaggi in tutte le stagioni". Ideatore di questa iniziativa e l'Associa- zione Giardini e Paesaggi che, oltre a pubblicare Rosanova, da una ventina d'anni organizza cicli di conferenze su temi attinenti. Dopo aver analizzato, negli ultimi anni, il tema dell'acqua, della terra e del fuoco, quest'anno gli incontri si focalizzeranno sull'aria, intesa come vento, forza vitale che trasporta semi, pollini e profumi, capace di fornire energia sostenibile ma anche di condizionare la vita e le coltivazioni di tante popolazioni.