ll dibattito sulla qualità dei giardini agita anche la Gran Bretagna perché persino lì, nel Paese in cui la cultura del verde vanta una nobilissima tradizione, c'è chi denuncia una deriva preoccupante. Nel manifesto di Thinkingardens, sito britannico rivolto a tutti coloro che da un giardino si aspettano ben di più del semplice giardinaggio, si legge: "Immaginate di visitare una galleria d'arte soltanto per considerare i colori di un quadro, la pennellata e la cornice, invece della filosofia dell'artista che l'ha dipinto, il suo pensiero, il contesto storico e narrativo e la maniera in cui evoca una data atmosfera. Bene, oggi è così che si guardano i giardini. La materia prima dei giardini, le piante, sono ritenute più interessanti dei giardini stessi e delle idee che suscitano. I giardini sono rinchiusi in un ghetto e dopo 200 anni è arrivato il momento di liberarli." In altre parole, i giardini sono opere d'arte dalle grandi ambizioni e vanno riconosciuti come tali. Certo, non tutti, precisano gli editor del sito, ma quelli con originalità di forme e contenuti hanno un innegabile valore artistico, nonché un intimo legame con la filosofia contemporanea.
Non poteva esserci definizione più calzante per i giardini illustrati in questo numero di Rosanova, in cui l'organizzazione degli spazi, gli accostamenti di pieni e vuoti, la scelta dei colori in gradazione o contrastanti, gli interventi formali e non, i percorsi o l'assenza degli stessi, non sono soltanto "esercizi di stile", ma piuttosto il frutto dell'intimo sentire dei loro creatori e della loro visione del mondo. Tanto più se, come nel caso del giardino di Mombercelli, sulle colline dell'Astigiano, "tutto il lavoro viene svolto personalmente da Giorgio Rolando Perino (il proprietario) e rigorosamente a mano, senza l'aiuto di mezzi meccanici". Persino nel caso di un'insolita cascata di bossi potati a cubo lungo il pendio, per ricreare l'effetto di uno smottamento naturale.
Non è da meno il giardino-orto a Berzo-Demo in Alta Valle Camonica, sotto l'Adamello, dove Laura Baccanelli ha saputo saturare sapientemente 400 metri di terreno scosceso creando un insieme caotico, fitto e assortito, caratteristiche tipiche, secondo Guido Giubbini, di un orto femminile, contrapposto a quello maschile, più schematico, delimitato da canalette, allineamenti e bordi.
La mano dell'autore, anzi dell'autrice, spicca anche nel giardino olandese del Flevoland, polder che rientra in uno dei più grandi progetti di bonifica inziato negli anni Trenta del secolo scorso. Lipkje Schat ha creato un giardino a nove stanze ispirandosi alla tradizione anglosassone, ma non solo. Ha innalzato siepi anche per ripararsi dal vento persistente e ha tracciato geometrie rigorose per inserire meglio il giardino nel paesaggio agricolo circostante. Fondamentale la sua precisazione: "Tutto e stato fatto da me: ho piantato le siepi, gli alberi, gli arbusti, scavato gli stagni e le vasche, pavimentato i sentieri". L'intervento personale del giardiniere in tutte le fasi della creazione di un giardino-opera d'arte è imprescindibile. Come quello dell'artista rispetto a un quadro.