di Marta Matteini

Se capita di rivedere un film di diversi anni addietro, la moviola dei ricordi si riattiva e porta in superficie emozioni vissute quando lo abbiamo visto la prima volta, ma a queste se ne aggiungono anche di nuove perché nel corso del tempo si cambia. Il film è lo stesso, ma noi non più. Lo stesso accade quando si rilegge un romanzo dopo svariati anni. I ricordi si fondono a nuovi squarci e nuove intuizioni, anche se il romanzo è immutato. Quando si visita un giardino dopo tanto tempo, invece, la questione si complica perché anche il giardino è cambiato e non soltanto noi osservatori. Il giardino è in continua metamorfosi come tutti gli organismi viventi, evolve, regredisce, si trasforma. E' questo il concetto portante dell'articolo di Guido Giubbini sulla proprietà di Anna e Giancarlo Porrati, che non esita a definire un "Eden padano". A dieci anni dalla sua prima visita a Frugarolo nei pressi di Alessandria, Giubbini vi è tornato per vedere se quel luogo aveva retto alla prova del tempo e il fatto di trovarlo ancora sorprendente come la prima volta è la dimostrazione che il giardino dei Porrati non si è mai ripiegato su se stesso. Alla spontaneità della natura si è unito un gran lavoro da parte dei proprietari che hanno selezionato il meglio con dedizione costante. Una lectio magistralis per chiunque aspiri a fare il giardiniere, occupazione mai facile né priva di fatica, che presuppone anche un intimo legame con il luogo.

Di imprescindibile relazione con il luogo parla anche Roberta Paini nel suo articolo sul progetto del FAI che prevede il "salvataggio" di tre artefatti di archeologia industriale a Piacenza e a Ponte dell'Olio, ovvero le fornaci Cementirossi, il padiglione Sift dove si faceva manutenzione dei locomotori e l'ex Centrale elettrica Emilia. Attraverso un'approfondita discussione sull'identità dei residui industriali e il loro rapporto con la natura circostante, l'autrice ritiene cruciale non considerarli come rovine di un passato finito, bensì come elementi che hanno catturato uno spazio e continuano a celebrarlo con la loro presenza, in un paesaggio naturale che li ingloba.

Suggestivo il viaggio di Liliana Lanzardo alla scoperta dell'estrazione e della lavorazione del sughero nei boschi secolari di querce in Sardegna, ricostruito attraverso i racconti degli stessi "quadrettai", gli esperti addetti a ritagliare il sughero. Un excursus che mira a rivalutare i tappi di solo sughero per spodestare definitivamente dal mercato il microgranulato, il tappo sintetico, che pare già prossimo al declino.
Sempre al Sud, ma in Puglia, Maury Dattilo ci fa scoprire un mondo vegetale quasi incantato, quello de Le Zoccate, giardini che sorgono in antiche cave di tufo di oltre cinquecento anni fa: tanti ambienti a livelli diversi in cui le piante spontanee si espandono e rivestono le pareti in assoluta libertà. Un'atmosfera magica e irreale dove la resistenza botanica invade di colori e profumi stanze di pietra a cielo aperto.