di Marta Matteini

II primo numero del 2014 è all'insegna del contrasto fra tipi opposti di giardino: giardino di fiori che si mimetizza nel paesaggio e giardino di fiori che si oppone al paesaggio, giardino di fiori contro giardino senza fiori, giardino informale e giardino architettonico, giardino classicistico e giardino razionalista. Una sorta di rassegna che mette in evidenza strutture stilistiche e visioni del mondo profondamente diverse, e che proprio per questo dovrebbe stimolare la curiosità dei lettori.

Per ricorrere a un confronto stilistico di tipo letterario, il giardino di Pinuccia Marguerettaz a Grand Chamen in Valpelline e quello di Barbara e Peter Knox-Shaw sulle Hottentots' Holland Mountains in Sud Africa si pongono in contrasto tra le loro come le ottave di Ariosto e quelle del Tasso. In funzione di "legato" il primo per la compenetrazione tra le scelte botaniche di chi il giardino ha progettato e la flora spontanea del luogo, quella dei terreni azotati caratteristica delle malghe d'alta montagna: una scelta che non solo ha fatto del giardino valdostano una parte integrante del paesaggio, ma ha per così dire inglobato il paesaggio nel giardino. Un rapporto di contrapposizione e di rottura rispetto al paesaggio circostante esprime invece il giardino del Sud Africa, dove le grandi collezioni di rose, gigli, pruni, rododendri e le raffinate bordure miste in perfetto stile english rendono il giardino un esotismo, anche se di grande fascino, come l'ottava di Tasso che in funzione di "slegato" accentua il ritmo spezzato e il contrasto quasi traumatico tra le parti.

Ad apertura dell'articolo sul giardino di Villa La Pietra a Firenze Guido Giubbini polemizza contro l'uso qualche volta eccessivo dei cipressi introdotto dagli inglesi nel paesaggio toscano e inflazionato e imitato indiscriminatamente in tutti i luoghi turistici del nostro paese. Fino alla metà dell'Ottocento i cipressi erano usati soprattutto nei cimiteri - lo attestano i primi versi dei Sepolcri di Ugo Foscolo - oppure in funzione paesistica per sottolineare soglie, viali e rilievi collinari. Ma a Villa La Pietra l'uso di cipressi, pini, lecci e allori e il topiario sempreverde sono cifra stilistica perfettamente coerente con la folla di statue che rendono le terrazze e le numerose "stanze" del giardino animate e quasi dialoganti come in una scena teatrale.

Sia pure nell'ambito di una concezione prevalentemente architettonica del giardino, difficile immaginare qualcosa di più diverso tra lo stile storicistico e quasi neobarocco di Villa La Pietra e la schietta semplicità funzionale dei giardini dei due asili Olivetti, creato il primo da Figini e Pollini nel 1941 e il secondo da Mario Ridolfi nel 1960. Ma in entrambi i casi le ragioni della funzionalità e del razionalismo si sposano a una viva sensibilità ambientale; il primo valorizza le emergenze naturali del terreno e del paesaggio di Ivrea mentre il secondo difende le ragioni del verde e di una progettazione "organica", contro l'idea falsamente moderna di un'urbanizzazione indiscriminata.