Dare alle stampe un nuovo numero è sempre gratificante, e lo è ancora di più
se ricorre un anniversario: l’associazione Giardini e Paesaggi, fondata nel 1996,
compie quest’autunno 25 anni, un traguardo ammirevole. Per l’occasione è
stata creata una pagina Facebook da condividere e da consultare per tenersi aggiornati.
Sfogliando la rivista, noterete un lungo articolo di Guido Giubbini che ripercorre
i tanti esempi di giardino italiano raccontati su queste pagine nel corso degli
anni, sottolineando l’unicità e il valore profondo degli stessi, in quanto derivazioni
del giardino contadino, un modello compiuto da salvare e che non necessita di adeguarsi ad altri più
inflazionati e riprodotti in serie. Dopo questa lunga carrellata si passa al “giardino segreto” di Heywood,
nel cuore dell’lrlanda, concepito a inizio ‘900 dall’architetto Edwin Lutyens e da Gertrude Jekyll e sopravvissuto all’incendio che distrusse la residenza. I tre percorsi ovali, su tre quote diverse, racconta
Gian Luca Simonini, in estate si colorano di fiori in una perfetta sincronia cromatica e in un trionfo di
luce e di silenzio.
Oltre alle suggestive vedute d’insieme, Rosanova si concentra su un elemento fondamentale e spesso dimenticato: il seme. Sono state proprio le riflessioni di Anna Porrati nei suoi articoli, uno sul vivaio di Lino Zubani, raccoglitore e conservatore di semi, e l’altro sulla ricchezza botanica del “terzo paesaggio”, a farmi tornare in mente Vandana Shiva, l’economista indiana che si batte da decenni per la difesa della biodiversità. Nel 2013 ho avuto la fortuna di incontrarla al Festivaletteratura di Mantova, dove presentava il suo saggio La storia dei semi. L’evento non si tenne in una delle tante bellissime piazze o cortili della città dei Gonzaga come accade di solito, bensì in un parco. E già questo era un segnale da non sottovalutare. Poi, ha esordito così: “Se si pianta solo una specie, una monocultura, un monocolore, ci priviamo di tutti gli altri colori. A chi piacerebbe?” E ancora: “Nella filosofia indiana il suono di base dal quale nascono tutti gli altri suoni è il suono dei semi perché un seme contiene il tutto”. Basterebbero queste parole per convincerci dell'importanza di proteggere la varietà e i semi, fonte di ogni vita. Shiva ha fondato un movimento per ostacolare le multinazionali che li modificano geneticamente per arrogarsene la proprietà con i brevetti, costringendo gli agricoltori ad acquistarli ad ogni nuova stagione perché gli OGM non durano nel tempo. “Tutti gli altri semi, invece, si autoriproducono attraverso un’evoluzione naturale” ha spiegato ancora l’attivista con un sorriso incoraggiante. “Quindi dobbiamo diventare tutti guardiani di semi. I semi sono fatti per essere condivisi. Sono i semi della speranza. Piantare un seme e creare un giardino: questo per me significa
prendersi cura dell’universo”.
Sotto: il giardino di Mirella Presot Collavini a Rivignano (foto Guido Giubbini).